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“Olio e olivi dei Monti Pisani”: le evidenze emerse dal 1° Convegno

Il 1° Convegno “Olio e olivi dei Monti Pisani”, organizzato dalla Strada dell’Olio dei Monti Pisani e che ha visto fra gli sponsor anche il Frantoio del Monte Pisano si è svolto Venerdì 17 maggio 2024 presso il Teatro Comunale a Vicopisano (Pisa).
Il convegno ha preceduto l’apertura delle giornate dedicate a Vicopisano Castello in Fiore”, che ha portato  nella piazza principale del Comune la bellezza delle piante e dei fiori di molti floricoltori del territorio, oltre a produttori locali di birra, miele, olio EVO, tra cui il Podere del Pari.

Ai saluti istituzionali hanno fatto seguito una serie di interventi da parte di esperti e tecnici del comparto, focalizzati su temi di grande attenzione che richiamano a nodi tanto cruciali quanto attuali. Il tutto sotto la moderazione di Alberto Grimelli, agronomo e Direttore di “Teatro Naturale” .

Olivicoltura e innovazione tecnologica

Il primo panel ha evidenziato criticità legate a vincoli territoriali ed idrogeologici ed alle attività ordinarie – come ad esempio potatura e riforma – per una gestione attenta dei terreni e delle materie di scarto.

«Bisogna evitare dinamiche di gestione che sul lungo termine portino all’abbandono dei terreni, concentrandosi su come ottimizzare la produttività della superficie a disposizione.
Anzitutto bisogna munirsi di opere murarie (muretti a secco) che durino nel tempo e strutturare una regimazione idrica adeguata.
È altresì necessaria una gestione dei residui tramite appositi macchinari pensati per lavorare in spazi ridotti come possono essere quelli presenti tra un terrazzamento e l’altro.
Per fare ciò, i costi di recupero e ammodernamento devono essere adeguati alle dimensioni ed alle condizioni dell’appezzamento, così che sia di reale sostegno agli agricoltori ed aiuti a prevenire eventi collegati a calamità naturali quali inondazioni, frane o incendi».

«Innovazione e formazione sono due orme di uno stesso percorso che conduce verso un’olivicoltura all’avanguardia, attenta alle nuove esigenze di produttori e consumatori.
Particolare attenzione va  prestata alla differenziazione dei prodotti, che deve partire dalla cura delle colture non intensive uniformi eliminando le piante non inerenti all’appezzamento per garantire un prodotto “non contaminato”.
Nell’olivicoltura è da tener da conto una gestione dei residui virtuosa che vada ad incidere sul sistema di produzione della filiera ed il motivo è semplice: oltre il 90% del ricavato dall’estrazione appartiene ad una classe di sottoprodotti che al momento non crea valore e fatica a trovare spazio con metodi di smaltimento che siano sostenibili.
Creare valore vuol dire rifarsi a elementi di eticità, attenzione all’ambiente, provenienza ed origine e biodiversità che siano unici e riconoscibili; un percorso di questo tipo contribuisce a creare un vero e proprio racconto di un prodotto che viene percepito anzitutto come salutare, sicuro e di provenienza accertata».

Nel 2021-2022 la produzione olivicola è calata del 37% circa rispetto al biennio precedente, dato che resta pressoché invariato al 2024.
A cosa è dovuta questa flessione, in termini sia quantitativi che qualitativi?

«Le avversità climatiche, che in tempi recenti sono diventate più frequenti, hanno portato ad una situazione di stress idrotermico e forte sensibilità varietale. Questi due fattori portano a carenze nutrizionali importanti che inficiano la qualità finale del prodotto agricolo.
Per evitare danni permanenti o a lungo termine, diventa di vitale importanza riuscire a prevenire gli effetti delle gelate come degli improvvisi aumenti di temperatura, oltre che pensare ad un sistema che favorisca il metabolismo idrico delle colture.
Parte del lavoro di prevenzione include anche l’inibizione di possibili infestazioni da parte di parassiti e insetti mediante monitoraggio elettronico, il consulto dei relativi bollettini telematici e l’utilizzo di trappole meccaniche per la cattura».

Olio, qualità e salute

In questa sessione sono stati portati in primo piano i temi legati alla nutrizione ed agli effetti positivi che la Dieta Mediterranea – patrimonio immateriale dell’UNESCO – può portare all’organismo, con particolare riferimento all’utilizzo dell’olio extra vergine di oliva.

«È stato ormai accertato che un utilizzo ponderato dell’olio EVO nella propria dieta porti diversi benefici all’organismo, purché venga utilizzato un prodotto di qualità e consumato nelle giuste quantità.
Oltre che un effetto antinfiammatorio e anti-aging, l’olio EVO porta benefici al sistema cardiovascolare con annesse potenzialità antitrombotiche, detox epatico, prevenzione di malattie come il diabete, problemi all’apparato gastrointestinale e sindrome metabolica; riduce, inoltre, il progredire di malattie neurodegenerative come demenza senile e sindrome di Alzheimer.
Ognuno di noi dovrebbe preoccuparsi di costruire una strategia nutrizionale che sia funzionale alle proprie necessità, utilizzando alimenti sani la cui provenienza sia certificata».

Olivicoltura e territorio

L’ultimo panel in agenda ha toccato la questione territoriale e come un Distretto Rurale vada ad inserirsi in un contesto territoriale decisionale e di processo.

«L’intento di un Distretto Rurale deve essere quello di valorizzare le risorse rurali utilizzando tutti gli strumenti a disposizione delle varie amministrazioni, qualificando l’offerta come omnicomprensiva. Per arrivare a raggiungere un equilibrio che porti dei vantaggi reali alla comunità è necessario definire dei tavoli di coordinamento che diano la possibilità di accedere a bandi e sovvenzioni pubbliche, così che ciascuno possa cogliere le opportunità che gli si prospettano, in relazione alle proprie peculiarità, senza lasciare indietro i soggetti più deboli.
D’altro canto, l’area urbana appartenente ad un distretto rurale può essere intesa come luogo di progettazione e sviluppo, che porti ad un confronto utile a soddisfare le necessità degli abitanti e i bisogni dei turisti».